Il tour comincia a prendere un’accelerata in ascesa, promettendo luoghi sempre più sacri.
Ieri c’è stata la tappa di Nainital, all’ashram di Neem Karoli Baba, guru, tra gli altri, di guide spirituali occidentali come Ram Das e il musicista Krishna Das. Ma attirò l’attenzione anche di Steve Jobs che, durante il suo viaggio in India nel 1973, lo mancò per un soffio, poiché il santo aveva lasciato il corpo da qualche mese. Neem Karoli Baba è riconosciuto come maestro del bhakti yoga, lo yoga della devozione, e arrivarci una domenica significa mescolarsi con una folla di devoti che trascorrono nel luogo sacro la festività come si fa con qualcuno a cui si vuole molto bene e che si vuole festeggiare, senza risparmio. Io, per la solita ingordigia di buona energia, mi sono lanciata con audacia, cancellando un comodo ma anonimo rifugio per la notte, e scegliendo di dormire in una stanza estremamente indiana proprio a lato del suo tempio, per poter così partecipare alle cerimonie del tramonto e dell’alba, rivolte in particolare all’universale femminile nelle vesti della dea Durga, e al devoto perfetto (dalle storie del Ramayana) Hanuman, il dio con volto di scimmia. Nel cuore della notte, sveglia per l’intensità del tutto, ho dovuto formulare dei pensieri su questo uscire dalla zona comfort che scriverò più sotto.

In qualche modo la mattina comunque è arrivata e la nostra macchina ha diretto il muso in verticale, direzione Almora, un’affascinante cittadina himalayana a oltre 2000 metri di altitudine, che ci serve come punto base per visitare alcuni templi di grande potere. E a me si accende il pulsante dell’entusiasmo quando inizio a vedere i templi slanciati verso il cielo e annunciati da arcate di bandierine e campanelle che, secondo una tradizione che condividono India del nord e Tibet, servono al devoto per svegliare gli dei quando entra. Quello che non mi aspettavo è che, a un certo punto, mi bussasse sulle spalle l’energia dolce di Anandamayi Ma, la grande santa del Bengala che incontrò anche Yogananda. In qualche modo è sempre speciale per me incontrare i luoghi in cui è passata e ne percepisco l’amore. Così ho chiesto all’autista di fermare la macchina, sono scesa piano piano, ho cercato di accostarmi a questo sentore di bene senza alterarlo, mentre percepivo accanto la vita discreta di monache che ne proseguivamo gli insegnamenti.

Poi riprendiamo la direzione verso il tempio di Kasar Devi, risalente al secondo secolo e che, secondo studi della Nasa, è considerato uno dei tre punti con più forte magnetismo della terra. Gli altri sono Machu Pichu e Stonehenge. Infatti, appena ci sediamo nell’asana di meditazione, immediatamente la spina dorsale vuole raddrizzarsi e si riempie di luce. Proprio questo suo potere attrasse molti ricercatori spirituali, anche occidentali, tra i più famosi Bob Dylan e Cat Stevens. Ma ho scoperto solo dopo averlo visitato che anche Tiziano Terzani venne qui, e il suo famoso rifugio di Anam (Nessuno), dove venne quando seppe di avere una malattia letale e dove arrivò alla conclusione che l’unica vera rivoluzione possiamo farla dentro di noi, si trova a pochi chilometri da Almora. Io che non credo alle coincidenze, sento un messaggio di grande cura dell’universo l’avermi portata sulle sue orme. Quando ero in ospedale, e avevo con me il computer, mi capitò di rivedere “Questa fine è il mio inizio”, il film sull’ultimo periodo della sua vita, e alcune delle parole che mi arrivarono attraverso quella pellicola sono certa che mi abbiano salvata.

La visita ai templi si completa con l’antico Nanda Devi che si trova invece nel centro abitato di Almora. Un tempio antichissimo, si dice di mille anni almeno, dedicato all’incarnazione di Durga chiamata Nandi, che ha il potere di portare via gli influssi negativi. Quello che ho sempre trovato fantastico di questa variegata teogonia indiana è che la puoi percepire tangibilmente. E l’energia che c’era a Kasar Devi, con una shakti più trasformativa e un lato dedicato a Shiva (Shiva Bhairav, colui che porta dalla vita alla morte gli aspetti di noi che devono essere lasciati andare), si può percepire immediatamente diversa da questa Durga dolce e dall’ondata di amore dell’ashram di Anandamayi Ma.
Ma questo è stato anche il giorno in cui, per la prima volta da quando è iniziato il tour, ho una stanza per dormire in cui posso fare una vera doccia calda e mettermi comoda. Proprio parlando di questo volevo concludere la puntata del diario. Tanti mi scrivono che sono coraggiosa a fare questi giri in modo un po’ avventuroso e sostanzialmente da sola, ma volevo allora precisare che ci sono stati tanti momenti in cui mi sono detta “è troppo”. Quando non c’è nulla che io possa mangiare (se sbagli un cibo e stai male sei finito), o non riesco a dormire per il caldo, l’umido o solo perché tengo un occhio in allerta perché non mi sento in una stanza in cui abbandonarmi. E ho notato che sono stata molto più zingara in passato, ma questa volta qualcosa è cambiato. Tutto è cambiato, come dicevo dall’inizio del viaggio. In qualche modo, però, mi accorgo che, più resisto, più arrivano sfide che mi creano disagio. E allora, meditando, mi ritiro in un luogo che non è più da nessuna parte e ovunque e questo mi fa andare avanti. Credo che proprio questa sia la lezione che mi sta arrivando: ancora, di lasciar andare, ed è forse la preparazione all’ultima tappa che mi porterà da domani al cospetto del grande Mahavatar Babaji (Babaji Krishna), proprio nei giorni in cui si festeggia il compleanno di Krishna.
(to be continued).