Oggi a un certo punto tutto era diventato troppo. E mi sono davvero un po’ irritata con me stessa: com’era possibile, dopo tutto quello che c’è stato, con segni forti anche attraverso di me, che anche qui sui colli riuscissi a riempirmi così tanto la mente di pensieri? E allora ho cercato in quel groviglio una soluzione, sperando poi di poter spegnere e ritrovare la pace. Ma ovviamente non funziona così, e la mente non guarisce la mente.
Invece, appena c’è stato un po’ di spazio, all’improvviso è apparso un nuovo pensiero, chiaro, terso, veniva da un altro luogo, meno affollato: “le cose complicate, sono solo cose semplici che stai guardando da troppo vicino, con troppi pensieri, fino ad identificartici”. La sua forza ha agito subito e sono riuscita a fare qualche passo indietro, e a “vedermi” pensare, cioè a prendere le distanze.
In quel centro meno teso allora è arrivato un secondo pensiero: “le cose che ti costano troppo sforzo, sono cose come tutte le altre, delle quali però non hai fiducia che la vita stessa, con i suoi tempi che sono sempre perfetti, si sta prendendo cura”. E così ho anche aperto le mani serrate e ho accolto di non sapere le risposte e di non cercarle più. Fare le domande giuste era tutto quello che dovevo fare, ho capito.
Ecco allora che è arrivato anche un terzo pensiero: “E se infine delle volte devi attraversare delle sfide, anziché lamentarti, potresti ricordarti di essere grata, poiché l’universo ti ritiene pronta a sciogliere delle tue parti ancora buie”. In questo modo il groviglio si è dissolto del tutto, al suo posto c’era un nuovo sguardo impersonale, capace di vedere che in fondo siamo qui proprio per questo: non per fare la via più comoda, ma quella più vera, che porta alla libertà.