Riscoprirsi persone di valore

Il valore che diamo a noi stessi, non è basato sul nostro vero valore. Si tratta nella maggior parte dei casi di un valore percepito.

Personalmente, ad esempio, mi è sempre capitato di pretendere da me stessa molto di più di quanto fosse necessario, con il risultato di sottostimare quello che invece all’esterno veniva apprezzato. E addirittura di non cambiare idea sul mio valore, neppure di fronte alle conferme che arrivavano da fuori.

Perché può formarsi nella nostra mente una percezione distorta di noi?

Le neuroscienze dicono che il nostro imprinting si forma per lo più nei primi 7 anni di vita (per chi crede anche in un cammino spirituale: in realtà nei primi anni di vita verifichiamo quali siano i debiti karmici che ci hanno fatto reincarnare in una data situazione), e che a scrivere i ‘solchi’, cioè i tracciati tra i nostri neuroni che diventeranno i filtri con cui percepiamo il mondo, siano due cose:

  1. I traumi
  2. Le ripetizioni

Ovvero, si incidono dentro di noi le esperienze molto forti, che creano una reazione nei nostri neurotrasmettitori per difenderci dalla possibilità di provare ancora in futuro sofferenza, e le cose che nel nostro ambiente circostante si ripetono. Ad esempio il modo in cui ci qualificano i nostri genitori, maestri, amici. Se per qualche ragione qualcuno ci inculca che non siamo di valore o sottolineerà qualcosa che noi facciamo diversamente dalle aspettative comuni, questo creerà come una lente attraverso cui vedremo poi il mondo.

Nel mio caso, scoprii solo qualche anno fa che fu determinante il fatto che verso i 6 anni mi fu riferito che ero nata non cercata dai miei genitori e, per quanto amatissima, continuai a pensare di dover fare qualcosa per legittimare il mio posto nel mondo, ma non era mai abbastanza per appianare il solco. Ci è voluto un lavoro ripetuto e profondo per riscoprire il mio valore e misurarlo con un metro più sano, indipendente dallo sguardo degli altri.

Il lavoro di risalita da questi solchi è un cammino di crescita necessario per poter poi realmente compiere la propria missione, lo scopo per cui siamo qui. Qualcosa come sturare dei tappi che ostruiscono il passaggio della vita. E molte volte richiede un lavoro lungo che ci porrà di fronte ad esperienze che si ripropongono proprio per incitarci a trovare una via d’uscita nuova. Spesso per attraversarle serve un aiuto esterno psicologico, spirituale, o appunto un coach.

Ma intanto possiamo allenare la nostra autostima nello stesso modo in cui si è formata la nostra disistima: con esperienze positive (non più traumi) e con la ripetizione.

Allora sarà utile venire in contatto con le proprie risorse e i propri talenti. Un modo divertente è creare la SCATOLA DELL’AUTOSTIMA:

  • Prendi una scatola in cartone o in latta che ti piace.
  • Ogni volta che hai un successo (anche ho fatto una buona torta, ho dato un buon consiglio), scrivilo in un bigliettino e mettilo nella scatola
  • Metti nella scatola anche la risorsa che ti ha portato a quel successo (esempio: creatività, capacità di ascolto…)
  • Ogni volta che ti svalorizzi, rileggi i bigliettini nella scatola

Quando hai chiarezza su quali siano le risorse su cui puoi contare per descrivere perché hai valore, creati delle affermazioni da ripetere (questo era anche un metodo di guarigione del grande santo indiano Paramhansa Yogananda): ad esempio “So scrivere e offro questo mio talento per contribuire alla bellezza del mondo”. “Sono una persona di valore che è apprezzata perché sa ascoltare, donarsi e condividere dal cuore”… “sono un fotografo di grande creatività e mi fido totalmente del mio talento”.

Usa le affermazioni soprattutto nei momenti in cui la mente non è attiva e non ti ricorda vecchi sabotaggi: appena sveglio, prima di addormentarti, ogni volta che pensi di non avere valore.

Il passaggio fondamentale sarà quando smetti di pensare cosa si aspettino gli altri da te e metti un punto fermo sul tuo valore in te.

Pronto a provare?

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