Ormai è un anno che sono qui, nella casetta nel bosco, ho visto i colori di tutte le stagioni. Sono divenuta di nuovo creatura nell’immensità del creato. Non è sempre facile la natura, ma è vera, sempre. E questo è quello che scelgo: vedere tutto più chiaro, senza finzioni. Qui non si scappa da quel che è.
E oggi per la prima volta sono andata nel magazzino dove ancora sostano in scatole e pacchetti 20 anni di vita milanese, in attesa che io dia loro un indirizzo, costruisca un nuovo luogo che si chiami casa. E mi sono dovuta commuovere davanti a un sacchetto di lavanda. Era un biglietto d’amore lasciato tra le maglie, in mezzo agli scialli dell’India, per dire che non li sto abbandonando.
Nei giorni convulsi del trasloco avevo spezzato l’amore, ripiegato negli scatoloni, rassicurato tutto: ci ritroveremo, dicevo ai libri, al tavolino bianco del terrazzo, ai mestoli di legno fatti scendere dal Friuli. E mi sono spesso sentita traditrice, per non aver trovato ancora un nuovo nido, perciò ancora non ero andata mai a rivedere le mie cose.
Erano ancora tutte lì come le avevo divise e strette con il nastro adesivo grosso. Ancora profumate delle cure degli ultimi giorni. E mi è parso che fossero felici di vedermi, lo ero anche io. Ho pescato una felpina grigia che è venuta via con me, come un ponte d’amore tra me e quel che resta. Ho ripetuto andandomene: ci ritroveremo.