Oggi è stata una bellissima giornata. Una giornata fatta di tante cose calme e piene di cuore, messe a fuoco nella luce di questo inizio d’autunno. Quando ero uscita dall’ospedale tutto sembrava fatto d’incanto, di meraviglia e gratitudine. Però poi c’era la vita che correva, e non si poteva stare con un piede dentro e uno fuori, e non si poteva neppure raccontare ancora e ancora che avevi visto esattamente la linea che divide il buio e la luce.
Però c’erano immagini e ancora tanto sentire che veniva fuori quando eri arresa, che faceva nido nella notte e chiedeva tempo e attenzione. E dov’era allora la risalita sfolgorante che tutte le leggi spirituali annunciano dopo la caduta più profonda? Me lo chiedevo e ogni tanto alzavo gli occhi agli Dei con sguardo di martire che non ce la fa più a rispondere a richieste di coraggio e di forza.
E così ogni tanto era anche risalito in gola quel sapore aspro, arido, freddo che è arrivato qui con me da altre vite e che fa tappa nei momenti limite della mia vita, quando o mi spezzo o salgo un gradino di verità. Quei momenti di “questa volta è davvero troppo” in cui non ricordi che ce l’hai sempre fatta e che hai ogni volta ringraziato la notte attraversata.
Così oggi era il giorno in cui dal fondo più fondo risorgeva la luce della chiarezza, e ho visto che non era un incaponirsi contro di me questo strascico di buio: era la guarigione vera che stava facendo il suo corso, che aveva affondato gli artigli nelle mie radici, che aveva afferrato il male e lo teneva tra le dita, in attesa che io aprissi i muscoli per farlo uscire.
In attesa che io avessi sguardi ampi per guardare oltre i rimedi trovati fino a qui, oltre le linee del tempo in cui questi erano diventati abitudini che io avevo scambiato per natura. Già così tanto nel profondo mi è richiesto di lasciarmi trasformare: di offrire le mie protezioni e di rimettermi davvero in gioco senza vecchie paure, poiché le paure pregiudicano le cose fresche che porta la vita, e pensi sempre che siano uguali a quelle vecchie che ti hanno ferito.
Ieri, grazie ad alcune parole che mi facevano partorire questa me originaria, di ritorno nel suo regno, ho finalmente visto, ho accolto, ho accettato. E oggi sono pronta a salutare tante incarnazioni, a finire lo scuro che mi separa dalla nuova nascita. Sono pronta a rischiare, a fidarmi, a farmi stare vicino.