C’è un momento della notte, di ogni notte di questo tempo di profonda purificazione, che è il momento più duro. Mi risveglio nel silenzio dell’ospedale, all’inizio non ricordo bene dove sono, penso di potermi alzare, di aprire la porta sul prato, poi ad uno ad uno ritornano i segni del presente: i fili che scendono dal mio viso, gli aghi nelle braccia, lo schermo che mi racconta se sto respirando abbastanza. E anche se non è più come i primi giorni, se la china del buio sta andando verso la luce, ho ogni volta un momento di terrore. Ho sempre temuto la mancanza d’aria, deve essere qualche cosa che risale alla mia nascita, e che poi ho trasformato in vento di libertà.
Da ieri ho iniziato a scrivere una lista di sogni, di cose che voglio fare appena mi rialzerò da questo letto. Li uso come una mappa per guarire. E allora ascolto il fresco del mare, assaporo il dolce di un gelato, il brivido di un nuovo viaggio. Ieri a un certo punto c’erano nuove chiarezze così limpide, così immense, che da sole bastavano a dare un senso a quello che sto attraversando. E mi sono trovata a scrivere a un’amica con i brividi di una cosa venuta a galla in tutta la sua evidenza: io mi voglio bene. E mi vado bene così come sono, e voglio vivere la verità del mio cuore, non cederò mai più a voler essere qualcosa. A tenere fuori di me il punto di vista del mio valore.
Il pensiero si era preparato lungo tutto il pomeriggio. Ho sentito con forza di evidenza che ogni disarmonia si deve a un tradimento delle leggi universali. Questo è anche tecnicamente il concetto di malattia secondo l’Ayurveda. Ma non si tratta solo di mangiare correttamente, di darsi il giusto riposo, di scegliere ambienti sani. La malattia nasce ogni volta che ci tradiamo, ogni volta che preleviamo dal nostro conto di verità, convinti che i risparmi non finiranno mai e che potremo sempre un giorno risalire. Ci ammaliamo ogni volta che mercanteggiamo l’amore perché pensiamo che non ci spetti come diritto di natura. Ogni volta che non ci trattiamo bene, perché pensiamo che non si riempia mai il nostro dovere verso il mondo. Ogni volta che mentiamo a noi stessi su una cosa che tratteniamo nella nostra vita per un bisogno che ci nasconde invece la via della libertà. Ogni volta che chiudiamo gli occhi di fronte a qualcosa che ci fa male, sperando che nessuno lo veda, che un giorno passerà.
Ecco, io avevo iniziato a fare tanti piccoli debiti. E alla fine le corde, gli impigli, i nodi erano così complessi, che ero finita ultima nelle cose da curare. Ora sono scadute tutte insieme così tante cose, ed è scaduta la necessità di assomigliare a qualcosa, di non scrivere come una storia completamente inedita la mia vita. Non dirò più dei Si dove sto male, e non riterrò mai più egoismo mettermi davanti e vivermi come la cosa più importante al mondo. Perché è in questo modo che le cose vanno a posto: quando ciascuno di noi è nel cammino esattamente e completamente il colore che può portare.
E se tutto questo fosse stato per raggiungere questa consapevolezza, allora questi giorni sono i più importanti della mia vita.
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