Contenere in sé la bellezza

Questa mattina, prima di partire, mi sono seduta davanti al giardino della stanza che mi ospitava nel mio nuovo girovagare. A lato c’era tutta l’esuberanza di una grande distesa di gelsomino in fiore, un profumo che inebriava e che da giorni dava la nota ai miei risvegli. Per un attimo ho sentito la bellezza crescere così tanto in me che ho avuto paura di non poterla contenere. Quasi automaticamente ho pensato che bisognava farne a metà con qualcuno, comunicarla, condividerla.

Ma quando ho afferrato il telefono, ed ero pronta a scrivere, mi sono accorta che è questo quello che sto facendo da sempre: spingere fuori di me l’occhio che guarda e che dà valore alla mia vita. Come se viverla non fosse sufficiente, o come se quella bellezza non fosse apparecchiata per me, ma affinché attraverso di me possa raggiungere un altro. Allora mi sono fermata. Mi sono fidata. Sono rimasta completamente in quello che c’era e che mi aveva voluta circondare in quel preciso fotogramma della mia vita.

Anche solo dirigere l’energia in un altrove sarebbe stato, infatti, spezzare il presente mentre era lì ed era vivo. Ho ripensato a quante volte questo in me era accaduto, quante volte avessi avuto bisogno di essere vista vivere, quante volte impietosamente mi osservassi e mi giudicassi con occhi esterni, per i quali finivo per non pensarmi mai abbastanza. E dunque terminassi anche con il rilanciare, esibire e raccontare bellezza per acquisire certezza d’amore.

Così ho preso questo osservatore è l’ho accompagnato dentro di me, fino al centro del cuore. Con questo nuovo occhio intimo ho passato in rassegna le cose in cui ultimamente più mi ero abbandonata, le fragilità e altri segreti che non dicevo per vergogna e di cui invece ero capace di provare una nuova fierezza. Un più alto amore.

Ho lasciato ogni persona e ogni luogo dov’erano e sono stata con me. E mi è parso di comprendere come ciascuno di noi appoggi la propria sicurezza in qualcosa che sta fuori, non dentro. Come questo ci faccia oscillare, ci tenga sempre in pericolo di cadere. Come ognuno abbia dunque il compito di ricollocare in sé questo metro di valore. In sé la propria definizione.

Così il mio petto si è fatto grande abbastanza per tutto quello che in me chiedeva di essere amato, e anche il profumo del gelsomino ora ci stava benissimo.

Commenti

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.

Altri articoli