E alla fine dovrò venire con gratitudine anche a te, che sei entrato come il vento di maggio nella mia casa interiore, per farmi attraversare questa nuova mareggiata del cuore.
Ci pensavo prima, sul prato, mentre ondeggiavo insieme ai ranuncoli e alle spighe selvatiche, che questa cosa identica a tante cose già avvenute nella mia vita, è una grande opportunità per un finale nuovo. Così sono rimasta immobile, seduta, filo d’erba tra i fili d’erba, ad attendere che nulla più dentro di me fosse in balia di quest’aria piena di malie e di profumi che inebriano. Finché tutto si fosse depositato al fondo, e un cielo terso non avesse fatto una nuova alba.
Se tu sapessi quante volte già sono stata dentro a questo passo: a perdermi per dare cibo alle mie ferite, anziché prendermi per mano e fare questo piccolo dietrofront che sarebbe stato già molto tempo fa l’inizio di un mondo nuovo. Ed è stanchezza, non eroismo, quello che ora mi farà cambiare.
Quindi non farò assolutamente nulla per dirti la mia luce, sarà l’ombra stessa ad insegnartela, a fartela – per assenza – ricordare. E non farò nulla per dirti le parole morbide che mi sono rimaste sulle punte delle dita, sarà il silenzio stesso a farle parlare, a fartene sentire il canto. E non farò nulla per venirti in soccorso così che poi tu trovi la strada che porta a me ogni volta che avrai bisogno di forza. Sarà completamente tua la tua vita, per come saprai viverla.
Voglio spiegarti invece il dono che mi hai fatto: a un certo punto, mentre una me antica – aveva tracce di vecchie battaglie sul viso e nel cuore – stava già armando l’arsenale per avere la vittoria e diventare signora del tuo regno, un’altra me, che dal sorriso si intendeva essere senza tempo, l’ha presa tra le braccia e le ha detto parole d’amore. L’ha fatta sedere, le ha accarezzato la faccia. Io non ti abbandono, non abbandonarmi neanche te, si sono promesse, infine.
Così poi non sembrava più che tutto il bello fosse in ciò che non c’era: ne eravamo già piene, e forse erano stati i nostri occhi a portarlo fino alla tua fronte. Queste parole allora sono per dirti che noi siamo qui, a danzare con il battito della vita, che abbiamo pazienza abbastanza per attendere che accadano cose vere. Nel frattempo ci sono per te pensieri dal cuore, fiori di papavero visti in un campo di maggio.