Mi è rimasto attaccato un abbraccio.
Non importa neppure molto la geografia da cui è arrivato. Era già dentro di me, e il mondo non ha potuto che manifestarlo.
Mi capita infatti in questi giorni di trovare il filo che tiene insieme tanti luoghi e momenti dell’amore. E volti, gioie e anche molti dolori. Li osservo tutti con uno sguardo di pace, di gratitudine. Neppure uno di questi passi è stato inutile per arrivare dove sono ora.
E così ogni tanto, da qualche angolo del cuore, sbuca una voce, un volto: alza un braccio e saluta con la mano. Arrivano da anni di silenzio pezzi di me che sono sempre rimasti vivi, perché sotto la nostra fretta di trovare qualcosa che è eternamente dopo, più avanti, c’è in realtà una sincronia che lega tutto ciò che è vero e dove nulla può scadere e finire.
Quando ci si ritrova, non c’è neppure bisogno di chiedere cosa sia successo nel frattempo. C’è solo quello che c’è, quello che è stato pulito dal troppo di realtà, che ora riluce, pulsa. Che riempie di senso.
In questo modo, con questo spazio nel petto l’altra sera sono uscita di casa, e c’era un abbraccio ad attendermi.
Anche l’amore arriva quando già ami, quando sei alla sua altezza.