E ancora, quando c’è qualcosa di grande bloccato nella tua vita, qualcosa di cui non riesci a trovare un accesso o un’uscita: lascialo stare, inizia da pulizie laterali. Forse è lo spazio per scorrere che manca, la libertà in qualche lato del cuore. Osserva, ad esempio, se tu non abbia lasciato indurire una rabbia, l’incrostazione di un’aspettativa delusa. E allora, prima di ogni altra cosa, fatti il regalo di un perdono, immergiti in uno sguardo più ampio, salta i muri: abbraccia le debolezze con cui ogni tanto noi qui in Terra ci tocchiamo.
Il giudizio o l’amore, questa è la scelta ad ogni bivio del nostro esistere, del nostro cadere. Da un lato credi di vincere, di esserti messo dalla parte forte del dolore: e lo stai invece allungando, portando con te mentre pensi di averlo chiuso fuori di casa. Dall’altra parte, hai l’opportunità di vedere che dentro gli strati in cui pretendiamo ciascuno di declinarci con singolarità, siamo invece tutti uguali, tutti uniti, tutti in cammino verso la stessa meta. Tutti con le stesse paure, con lo stesso bisogno di una carezza, o di un luogo sicuro in cui riposare.
A questo punto farai l’esperienza che la vita, una volta liberata, una volta che hai alzato le dighe, non ti aveva mai lasciato a piedi. Non era il Cielo ad averti abbandonato, eri tu stesso ad averlo fatto. E la cosa grande che credevi bloccata, era solo un ristagno di gioia, d’amore, di fiducia, di speranza, che ti aveva reso pesanti le ali. Giunto a questo punto, non ti importerà neppure più quale sarà il finale, il tuo premio è già tutto nella felicità che di nuovo, sentendola in te, si rispecchia dentro ogni cosa.