Guarigioni

Oggi all’improvviso mi è stato chiaro questo: nessuno ti può tradire o abbandonare se non sei tu a farlo con te stesso, e nessuno ti può veramente fare del male, se tu non sei identificato con le tue ferite, e nessuno può neppure veramente raggiungerti con la rabbia, se tieni per mappa un disegno più grande, dove non c’è incontro che non sia messaggero perfetto di un pezzo del tuo cammino e che dunque non meriti il tuo amore.

Così, in questi giorni in cui accadono molte cose diverse da quelle che aspettavo, sto ricevendo tante benedizioni in forma di ciò che un tempo erano stati i miei tagli. Le prove sembrerebbero simili, guardate dall’epidermide dei fatti, e farebbero di tutto per destabilizzarmi. In certi istanti mi sono persino sembrate più grandi del mio cuore. Ma dura poco: perché ad essere cambiata sono io.

Un tempo, se qualcuno mi deludeva, accadeva uno strano giro di sentimenti dentro di me per cui pensavo di essere io talmente deludente da indurre giustamente l’altro a fare qualcosa che mi deludesse. Cioè, in un abbandono, ero io a non stare dalla mia parte e ad abbandonarmi. E in un conflitto avrei pregato in ogni modo perché si ristabilisse subito l’armonia, e finivo così per passare nel campo dell’aggressore. Ancora una volta, non ero solidale con me.

Ora mi accorgo che questo sarebbe sempre il riflesso automatico, e la sua conseguenza è quella che non riesco a vedere realmente il male quando accade, perché subito penso ai torti che posso avere io per essermelo fatto fare. Ma un osservatore più saggio, cresciuto in questi anni, presto si mette ad analizzare realmente l’accaduto, e mi aiuta a non uscire da me. A mantenere integra la mia fortezza di fiducia e rispetto, e a manifestarla con forza, al punto che si manifesta anche fuori di me.

La cosa meravigliosa è che a quel punto anche il conflitto non ha più ragione di essere, e si stempera da sé. Chi era venuto solo come icona di una prova da attraversare, all’improvviso si disfa come un’illusione che non ha più presa in me. In questo modo vedo come niente di ciò che accade abbia il suo fine in sé, come sia in realtà solo la vita che ogni tanto bussa per vedere a che punto sono nel cammino verso la libertà.

In questo paesaggio che senso avrebbe allora arrabbiarsi, o trattenere ciò che non vorrei veder andare? Il fine della vita non è neppure la vita stessa, ma questo continuo guarire in sé, finché tutto il buio sia divenuto amore.

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