Ricordo perfettamente le sensazioni dei miei primi giorni a Milano, esattamente 19 anni fa. Dietro di me c’erano le Dolomiti, un cane, un gatto, una casa di pietra con un piccolo giardino e un orto a cui avevo dato tutto il mio amore, e all’improvviso ero schiacciata da tutta questa densità, dalla spinta delle automobili che mi pareva mi si premessero contro con il loro nervosismo di motori e di clacson anche la notte. Mi sembrava un luogo brutto, incomparabile con lo stupore della natura. E freddo, geometrico, con il fiatone. La sera si era stanchi alla fine per aver fatto poco, perché il più delle energie le prendeva il rumore, le prendevano i volti che ti si facevano incontro, la moltitudine di vite e pensieri con cui, senza conoscerli, ti incrociavi.
E ora sono certa invece che quello che mi mancherà di più di questa città sarà la sua bellezza. La sua implacabile ricerca della bellezza in ogni cosa. Anche in quelle che sembrano più quotidiane, anche nella figura stanca che si alza il mattino per portare fuori il cane c’è un’idea di bellezza. Una ricerca anche nel mettere insieme a caso le prime cose che vengono in mente. Ci sono città più belle in Italia, ma nessuna con lo stesso motore di bellezza. Non sono solo le vetrine sfarzose o i locali che lanciano idee che poi copieranno in tutto il mondo: è un cervello in continua creazione, è come bagnarsi direttamente alla sorgente della creatività.
E non me ne vado perché ce l’ho con Milano: mi alzo come quel commensale che lascia la tavola ancora con un po’ di appetito, per mantenere un buon ricordo, per mantenere un po’ di spazio così da ritrovarsi di nuovo. E sono immensamente grata a questa città: mi ha dato tantissimo, mi ha reso matura in tante abilità, ha reso reali vari sogni. Vado via perché è giusto farlo, e quel che è giusto vale più di quel che è comodo, e anche più di quel che piace. Vado via per il partito preso della Verità che ha guidato ogni mio passo, e so che ora questa verità mi chiede tempo e spazio per respirare. Mi chiede attenzione ed energia. Chiede persino di essere tirata fuori da questo ribollire di idee, per poter essere vista e fatta crescere.
Un progetto matto visto da questa sera di amici, di persone arrivate negli anni e che mi vogliono bene, e non è facile chiudere le valigie. Ma non si perdono le cose vere: non vi perderò, non mi perderete, ho detto a tutti. Questo disegno l’ho visto però anche da un altro angolo degli occhi, quello da cui contano le esperienze che dobbiamo portarci a casa al termine del viaggio, e per un’altra luce, per un’altra chiamata ora è tempo per me di iniziare una nuova esperienza: di darmi tutta in quel che credo e che è rimasto intatto e sempre più splendente al termine di questo anno incredibile.
A cosa varrebbe allora l’offrirmi a questa fede profonda se non avessi delle cose da dare in dono, se non ci fosse tra queste anche l’amore per questa città, per l’angolo in lei che mi è stato casa e che ha accolto così tanti diversi giorni della mia vita, e parole e successi e cadute. Sono tutte cose che ho nel cuore e che ora metto nel cesto di questo grande salto a venire.
In questi giorni non ho fatto altro che scegliere cosa verrà con me e cosa no. Cosa mettere nelle scatole e cosa lasciar andare. Allora, lascio tante distrazioni che ora non mi farebbero più procedere nella strada che serve e che mi attende, ma la bellezza la porterò con me, sarà dentro i miei occhi. Bellezza e Verità, quali parole sono più belle per fondare un nuovo luogo da chiamare casa?
One thought on “La bellezza (Milano). Trasloco 3”
Interessanti le tue considerazioni su Milano: motore di bellezza, cervello in continua creazione. Vivo da sempre a Milano e non mi ero ancora accorta di queste qualità. Da giovane ne ero entusiasta, ora, a 50 anni, non la apprezzo. Ma quello che dici lo condivido 🙂