Esercizi di pazienza

Dicembre è iniziato, ed è tutto l’autunno che aspetto di ritornare a me. Ho atteso, cioè, di coincidere con il mio ricordo degli autunni passati. Quel senso di pienezza al centro. Il sole dell’estate che si dispiegava in idee e in inizi. Ma il momento non è mai arrivato.

Oggi però qualcosa è cambiato: ho smesso di aspettare. Ho accolto quel c’era. L’ho raccolto sul divano, in una domenica per me, e mi andava bene cosi. Mi andavo bene con il corpo stanco, con la mente che non ha ancora spazi liberati per mosse nuove, e con l’anima che chiede di prendere ancora un po’ il fiato.

Ho ringraziato per quello che c’è, per quello che riesco comunque a fare, mentre sotto la pelle l’organismo si ripara, si prepara forse ad un tempo a venire per il quale non devo avere impazienza. C’è tanta bellezza anche in questa possibilità di tempo semplice, nel respiro del silenzio, nello sguardo libero, con il freddo dietro i vetri.

Così mi sono data finalmente il permesso di riposare, di smettere di rincorrere una versione che ritenevo migliore di me. Mi sono raggiunta dove sono ora e questo palpito di verità ha fatto salire una onda di profondo bene. Una nuova versione più morbida, che sa lasciare anche delle domande in sospeso. Vivere senza un programma preciso.

Come la terra per dare frutti forti, ogni tanto bisogna lasciarsi incolti. Ascoltare nel profondo i movimenti piccoli di una vita che lavora, che senza fretta verrà di nuovo un giorno alla luce.

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