E oggi, al mio solito appuntamento al Matrimandir, ho tirato a sorte su quale qualità meditare. Ho chiuso gli occhi: ho appoggiato la mano sulla piccola bacheca con i talloncini che conducono ai petali del grande loto, e le dita si sono appoggiate su “Progresso”, a pochi millimetri da “Gratitudine”. Di sicuro ho sbagliato, dovevano cadere sulla gratitudine. Ho pensato e ho rifatto di nuovo il sorteggio, certa che fossero queste declinazioni della dolcezza ad avermi chiamato in India. E ancora, tra le dodici qualità dell’energia, ho toccato il Progresso. Dietro il talloncino c’era scritto più o meno questo: le persone dotate di una forte volontà, non devono rifiutarla, devono portarla in alto per trasformare se stessi e portare aiuto anche a molti altri. Ecco il primo indizio di questo viaggio.
Avevo creduto di essere qui per smussare, per decomprimere, per completare un lavoro di morbidezza, per uscire dalle mie impronte forti. Ero caduta anche nella tentazione del compiangermi: troppa fatica sempre in ogni cosa. Cercavo l’abbraccio, il riposo, di allontanarmi da me. La parola-balsamo che mi dicesse che iniziava il tempo facile. Guardavo con sospetto ai segni che non riesco a non lasciare in ogni situazione. Invece non mi è chiesto di accasciarmi: ma di fare un salto in alto. Non di rinnegarmi, ma di offrirmi, così come sono. E non per sacrificio: per amore. Non da sola, ma aprendomi totalmente affinché quel che deve essere compiuto si compia attraverso di me. Work in progress…