India 2 – La Madre

La Madre, l’Oceano e la notte fatta di respiro

Quando ero piccola mi dicevano: dai, che tu sei forte come un uomo. Crescendo: sei coraggiosa come un uomo. In età adulta: sei indipendente come un uomo. In effetti i miei genitori avrebbero voluto un maschietto. E si sa che i pensieri creano i destini. Nella sacra lingua sanscrita, la lingua degli Dei dell’India, si dice addirittura che i suoni, le parole, creino la realtà.

Si dice anche che siamo tutti energia che diventa corpo, e che ritorna ad essere energia e poi ancora corpo per tutte le volte che serviranno a pulire ogni ombra creata dalle nostre azioni. Il nostro karma. E ogni volta si viene qui sulla Terra a riprendere il cammino esattamente dal punto in cui era stato interrotto. E chissà allora se io lo finii effettivamente come energia maschile.

Fatto sta che sono dovuta crescere con forza, con coraggio, con indipendenza. All’inizio tutto questo mi è parso molto difficile, durissimo, poi è diventata la mia natura, e mi è molto più difficile ora non essere così. E’ stata una conquista che mi ha fatto trovare tutte le risorse dentro di me, e non fuori dipendendo da altro e da altri. Che mi ha donato, infine, immensa libertà. Però da un po’ questa forma scricchiola: mi è chiesto di fare un passo ulteriore.

Sono arrivata così, un anno fa per ritornarci ora, in questo luogo dell’India fatto di energia femminile. Auroville è infatti la città fondata da Mirra Alfassa, incarnazione dell’espansione divina materna, dolce e accogliente, tanto da essere lei stessa chiamata la Madre. Per capire: esiste un’unica sorgente da cui tutte le cose sono state create, ma questa sorgente, come tanti raggi, irradia diverse qualità, che sono rappresentate con diversi volti divini, i Deva. E principalmente Shiva e Shakti sono i due opposti del femminile a del maschile, della Madre e del Padre.

Dunque cammino in questi giorni nel grembo della Madre Divina, la grande Shakti cosmica. Guardo da lontano la sua anima d’oro, il globo sacro del Matrimandir e attendo che avvenga l’incontro. Se mi ha chiamato qui, lo so, è per chiedermi di aprire di più il cuore. Vanno bene la forza, il coraggio,

Golfo del Bengala, scorcio

l’indipendenza: ma è tempo che queste qualità diventino emanazioni del cuore. Ancora non so in quale modo.

 

Ma se questo non accade, posso sempre cadere nella tentazione di credere che tutte queste qualità siano una forza mia: e non un dono dell’energia che mi attraversa e che solo devo far fiorire nel mondo, offrendomi come un canale, cioè facendomi da parte. Altrimenti, ancora e ancora posso finire a terra, in ginocchio. Le forze personali si esauriscono. Solo quando ti affidi letteralmente tra le braccia di questa Madre che ti accoglie completamente e per quello che sei, tutto si trasforma in dolcezza. Le sfide non terminano, però non sei più sola con il tuo piccolo coraggio, la tua piccola forza e indipendenza.

Per il momento non riesco a guardarla completamente negli occhi questa terra: mi accorgo che fotografo il cielo, l’Oceano con cui la forza di Shakti si esprime nella natura, mi lascio attraversare dal vento dentro la mia casetta fatta di velo e di respiro. Ma qualcosa in me si protegge, non si arrende ancora. Non lascia andare le redini. Ho pazienza. Anche la Madre ce l’ha con me.

Corro sulla sabbia rossa, entro dentro le onde, mi imbevo, ascolto. Ci sono persone e cani dolenti ovunque, ma per ora devo difendermi anche da questo dolore, non riesco a scendere nel creato. Lo scorso anno non avevo ancora imparato la lezione fino in fondo, è questo, lo so. Per un attimo mi ero appoggiata poi di nuovo ho avuto paura di perdere il controllo. Questa volta devo imparare ad arrendermi meglio. A fidarmi davvero. Perché tutte le esperienze che non hai completamente superato ritornano.

Ogni giorno un pochino di più sento possibilità di morbidezza in me, ho presentimenti di futuro. Senza foga, senza spasmo, senza auspicare per forza un finale rispetto ad un altro. Se sono venuta qui è per mettermi completamente a disposizione di quel che mi aspetta, appena mi sarà rivelato.

Lascio scendere la notte sul corpo. E per molte ore veglio, leggo, prego di attraversare anche questa trasformazione. All’inizio mi inquietava l’insonnia, ora ho smesso di preferire di essere in un modo anziché in un altro. La Madre un po’ al giorno sta insegnando alle mie fibre a distendersi, ad appoggiarsi.

So che è tutto perfetto, sempre. E sarebbe davvero sciocco che io ora volessi già sapere i passi che stanno davanti nel cammino. Una sola cosa mi è chiesta: lo vuoi fare il cammino? Sì, oggi ho risposto di sì. Poi, solo poi, capirò dove porta. Questa è l’India.

 

 

 

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