Dalla parte della luce

Quando sei pronta, la luce diventa l’unica scelta

Ogni tanto in questi giorni la mente va sopra una conversazione troncata. Si stava ripetendo una cosa che avevo sentito troppe volte. Troppe per non essere ritornata a farmi capire qualcos’altro. Di là veniva aggrovigliata la serenità, si buttavano secchi di buio sopra la superficie limpida delle cose, e se avessi voluto far scomparire quel buio, far ritornare la luce, la serenità, avrei dovuto accettare che quel groviglio fosse la verità. E molte volte lo avevo fatto, in tanti momenti della vita: perché non amo il buio, non amo le cose troncate, non mi piace essere lontana dall’affetto di nessuno. E allora spesso ho finito per scambiare un po’ di bene con il male insieme a cui veniva venduto.

Invece in quel momento non ci ho pensato: ho solo sentito forte che volevo essere da un’altra parte, lontano da quella distorsione di tutto ciò che in me gioiva, che respirava. E così, quando la conversazione è arrivata talmente in basso che sarei dovuta scendere fuori di me a raccoglierla, semplicemente ho taciuto. La frase è rimasta nell’aria, spezzata. Come una fune tesa con cui ti si tira con forza, e tu invece lasci cadere il tuo capo, te ne vai.

Per un po’ ho percepito di là il fiatone dell’attesa: che io fossi sempre io e tornassi per chiedere scusa dei torti subiti pur di ristabilire la pace. Ma diventava un alito sempre più flebile mentre mi allontanavo, finché è diventato di nuovo silenzio. E ora vivo in questo lontano, con tutta la mia vita che continua e il silenzio. E non ci penso molto, ma a volte sì. Che cosa è cambiato in me? mi chiedo in quei momenti.

Oggi, insieme ad una giornata tersa, calma, in cui non ho mosso un passo indietro, è arrivata la prima risposta. Come capita ogni volta che resto nel vuoto senza riempirlo di qualsiasi qualcosa. Ho capito questo: un tempo mi era così difficile accettare che qualcuno si allontanasse che facevo patti con il dolore, purché non accadesse. Ora non più: ora quando qualcuno cerca il mio fianco debole, con l’attaccamento, a volte fortissimo, che può creare il male, desidero andare via, stare da un’altra parte, dalla parte della luce. E continuo il discorso ad un altro livello.

Non rimugino, non incolpo. Provo anzi gratitudine per ogni maestro che mi  aiuta a sciogliere un cordone che mi trattiene dal volo. Metto in sicurezza la mia veste mortale che è qui ad imparare a risalire, e quella deve stare lontano, dire un sì assordante al bene. Ma dentro di me non lascio nessuno nel buio, nel silenzio. Così ora con l’anima sto sostenendo ancora la sua, sto facendo il tifo perché lasci il capo rimasto in mano della fune. Spezzi il meccanismo che lo zavorra al fondo.

E sono certa che ci si può parlare anche così, quando tutte le altre parole sono finite. Nella luce dove non ci si perde mai.

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