Come un fiore che guarda la luce

Ai tempi della felicità

E poi, quando la felicità è arrivata, allora bisogna raccoglierla tra le mani e ributtarla nel fiume ancora calda. Trattarla come una tristezza qualsiasi, da cui trattieni quello che hai imparato, restituendo quello che aveva di aguzzo, di tagliente.

Dall’una e dall’altra te ne devi andare ugualmente a mani vuote, a mani pronte ad accogliere tutto quello che ancora devi incontrare.

Così in questi giorni sono dentro l’emozione di mio padre che tace dietro il telefono per timore che escano parole sformate, dentro alle risate per nulla di mia madre, che mi chiede cosa mangerò quando torno in Friuli, ma cerco di non stare troppo dalla mia parte, non mi dovesse mai accadere di ringraziare la vita, il cielo, meno di oggi quando la luce sarà da cercare oltre le nuvole.

Non mi dovesse accadere, inoltre, di credere di aver fatto tutto da sola e di non essermi invece soltanto fatta abbastanza da parte da permettere alla luce di passare.

Commenti

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.

Altri articoli

Nuovi modi per dire futuro

Prima, mentre rientravo in aereo, mi sono addormentata in volo, e ho iniziato a fare sogni leggeri. Uno lo ricordo nitidamente. Gli sportelloni erano aperti […]

Read More…

Esercizi di comprensione

Prima ero seduta in cima a un prato, di fronte alla vastità. Mi sono tenuta tutta insieme, le braccia intorno alle ginocchia; ferma, finché tutti […]

Read More…