Ad essere proprio sinceri, la vita più volte ci ha visitato, più volte ci ha invitato a fare un balzo nella nostra più tersa verità. Ci ha colto di sorpresa, forse per noia o sfinimento, al termine di un amore, lì dove un lavoro, un luogo, un sistema di abitudini non portavano più da nessuna parte. E magari per un attimo non abbiamo avuto dubbi: eravamo pronti, aperti a fare il gran salto in tutto quello che era oltre lo stagno delle cose ferme.
Al momento del lancio, però, tutto quell’aperto, quell’ignoto da ridefinire intorno, ci ha spaventato, e ognuno con la propria giustificazione – non posso farlo non per me, ho troppe responsabilità, il mutuo e il buon senso – semplicemente ha girato le spalle alla luce che chiedeva di espandersi e di fidarsi. Abbiamo richiuso le finestre al tempo a venire, rinnovando il passato che era già.
Credo infatti che il valore del nuovo, del vero, sia soprattutto una questione di paura: è questa la vera prova da superare. Affrontare la vertigine di non avere più protezioni. Si racconta che è proprio allora, mentre potresti precipitare, che una forza scende e ti solleva in alto, ti promuove al nuovo corso delle cose. Ma in quell’istante sei solo: e nessuno può rassicurarti, affrontarlo per te.
Serve il guizzo: gli occhi chiusi, il cuore aperto, l’ostinazione per la verità.