illuminazioni
Solo oggi sono stata all’altezza di un vecchio dolore. E’ venuto a trovarmi stamattina, per dirmi che mi aspettava. Che avevo spinto tutto il buio nella luce per anni, ma lui era rimasto lì, ad attendere che fossi pronta a vederlo. E lo ero.
Ero finalmente pronta a comprendere che è tutto vero quello che mi ha tenuto dritta in questo tempo: che ogni sfida è un’opportunità e che non va presa in modo assoluto.
Lo stesso però ad ogni sofferenza si devono due risposte: quella alta che la decifra e la eleva, ma anche quella umana, che semplicemente riconosce il dolore e lo accoglie. E la prima non deve essere una scorciatoia per evitare la seconda: anche una volta che si riesca a stare nei significati più alti, è bene lo stesso prendere per mano la rabbia, la tristezza, la fragilità, la stanchezza, e persino il giorno in cui di alto non si trova nulla e si cade. Dare a loro respiro e vita.
Altrimenti solo l’adulto che è in noi cresce, la bambina resta indietro anche se non vogliamo più ascoltarne il pianto. Anzi il viaggio dalla terra al cielo diventa al limite una fuga, se il dolore non è stato veramente illuminato, cioè trasformato tutto in amore.

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