India tra le righe

Di giorno sono in India, ma di notte no. Di notte tutto il caldo del giorno sembra concentrato dentro la mia stanza, mi preme la pelle. Mi colpisce il rumore della ventola sul soffitto come fosse solido, mi agito con il corpo che cerca angoli vivibili del letto, e penso in quali luoghi confortevoli ora non sono.

Poi ritorna il mattino e la finestra si riempie di colori, di profumo di incenso, di spezie e di gelsomino. L’alba è più rossa di un’alba: qui il sole nasce davvero. E allora mi sento piena di nuove possibilità, e mi travolge l’amore per la vita, la curiosità di sperimentarla in angoli sempre più veri.

Questa volta però l’inizio non si presenta semplice, ho scelto di venire nella ‘hot season’ e sono tra le pochissime occidentali che si aggirano per le strade di Tiruvannamalai, centro spirituale del Tamil Nadu – Stato del Sud dove l’India è più India che mai -, noto per la grande montagna Arunachala, sacra a Shiva, espressione divina nella trinità induista. Con lui ci sono Brahma e Visnu: il primo è l’energia che crea, il secondo quella che conserva, Shiva invece è il responsabile della distruzione. E quando per la prima volta ho appreso queste cose, non so perché ma ero certa che a me sarebbe spettato come governatore proprio lui, il grande trasformatore, che si porta via, con le buone o con le cattive, tutto ciò che è finito. E infatti, da quando ho iniziato ad esplorare l’India, rieccomi qui per la terza volta in meno di un anno. E se si viene alla montagna sacra, dicono, è perché lui, Shiva-Arunachala, ti deve dare un messaggio, non ci puoi arrivare solo con le tue forze.

Quello che ho capito poi, in questi anni di frequentazione di cose indiane, è che esiste sempre dall’alto un progetto perfetto e proporzionato alla disponibilità che dai tu a cambiare e al tempo che metti a disposizione. Così, questa volta che starò via quasi un mese, è davvero inutile che io cerchi di vedere le ragioni del viaggio nelle prime difficoltà che ho incontrato: l’India può mostrare una faccia anche molto ostile, ma non va mai presa alla lettera, quello che sta accadendo davanti ai tuoi occhi è soltanto il linguaggio dei segni che devi interpretare per capire la lezione che hai l’opportunità di apprendere. La sua verità avviene tra le righe di quello che stai vivendo. E per ora non ho che piccoli segnali che dovrò ricomporre alla fine.

Per esempio il caldo rende molto più fastidiosi tutti, e le tensioni si accendono più facilmente. Per le strade si aggirano persone, cani, mucche, tutti in attesa solo che i tre mesi più caldi passino e ritornino i devoti dell’Ovest a portare un po’ di forze alla piccolissima economia locale. Nella casa dove vivo insieme ad un amico indiano e a un numero imprecisato di altri suoi amici, ora si condivide tutto: cibo, piccoli guadagni, trasporti in motocicletta. Chi ha qualcosa lo mette a disposizione: lo scopo è arrivare a metà luglio, quando ripartirà il lavoro. In queste condizioni è anche molto più facile che si accendano tensioni, che si diventi più intolleranti e fastidiosi.

Ieri c’è stata una grande discussione in cui ero parte anche io, pur non avendone né voglia né forze. E non se ne veniva fuori perché nessuno voleva fare un passo indietro dalle ragioni piccole in cui un malcontento più antico e profondo prendeva voce. E’ stato così che è arrivata la prima piccola lezione: in questo cercare fuori i colpevoli, in questo continuare a fissare tutte le cose che ora mancano non c’era via d’uscita.

Sono state due parole magiche a riaprire la porta: le due parole più importanti del mondo, l’ho imparato una volta di più, che sono ‘scusa’ e ‘grazie’. Sono parole piene di potere, che riconnettono con il flusso della vita: ‘scusa’ significa avere la capacità di vedere le parti di te che possono crescere, ma anche la disponibilità a perdonarti, chiedendo perdono. E ciò dà il via alla possibilità di perdonare a tua volta gli altri, e in questo modo di ricomporre il flusso d’amore che è la vita. La seconda aiuta a vedere quello che c’è non quello che manca, apre la strada alla gratitudine, che è l’unica via possibile per riacciuffare l’abbondanza, infinita e disponibile per tutti, se non siamo noi a chiuderle la porta con pensieri finiti.

Perumbakkam road, famiglia indiana

Così oggi mi sento di avere avuto accesso ad una nuova piccola espansione: posso perdonarmi per le parti di me che ancora non mi hanno seguito nel viaggio e non sono ancora aperte del tutto alla vita in ogni sua forma e sono grata questa sera persino alla ventola rumorosa che rende più mite la notte.

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